CARLO MAGNO

Immagine correlataCarlo Magno era riuscito a creare un Impero amministrativamente superiore ai vari regni barbarici, quindi nel determinarne le istituzioni prese ispirazione da ideali che sopravvissero per tutto il periodo medioevale. L'Imperatore capì la grande importanza rivestita dalla cultura e cercò di favorirne la diffusione con ogni mezzo, reintroducendo lo studio in modo da elevare il livello d'istruzione tra i popoli dell'Impero. Molte scuole pubbliche vennero aperte presso sedi vescovili e monasteri; in esse si insegnavano la lettura e la scrittura. In un secondo tempo gli studenti apprendevano la grammatica, la retorica e la dialettica; gli studi proseguivano poi con l'apprendimento dell'aritmetica, della geometria, della musica e dell'astronomia. Questo ordinamento degli studi portò l'Impero a dotarsi di una classe di burocrati colti e molto efficienti; tale ordinamento rimase in vigore fino agli inizi dell'età moderna. Sotto Carlo Magno, si assistette ad una rifioritura della lingua latina, divenuta lingua ufficiale dell'Impero, che veniva studiata sia su testi sacri che sulle opere di scrittori dell'epoca classica, trascritti in codici dai copisti dei monasteri. Il centro trainante di questa rinascita culturale fu l'Accademia Palatina di Aquisgrana, situata direttamente nel palazzo imperiale e fortemente voluta da Carlo Magno. Si trattava di una scuola superiore, molto simile ad un'università, nella quale insegnarono alcuni fra gli uomini più dotti del periodo, tra i quali il monaco di origine irlandese Alcuino, che ne fu anche direttore; il sassone Eginardo, che fu segretario e biografo dell'Imperatore; lo storico longobardo Paolo Diacono. Gli allievi di questa scuola erano destinati a ricoprire in seguito alte cariche sia religiose che politiche.

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